giovedì 29 ottobre 2009

Sorelle d'Italia

Aveva fatto scalpore un po' di tempo fa la pubblicità delle calze che declinava al femminile l'inno nazionale. Non ho capito perchè.
Noi sorelle e donne e mogli e spose e single e lavoratrici e disoccupate e giovani e menogiovani e amiche e nemiche che vita facciamo?
Le donne italiane lavorano più di un'ora al giorno in più degli uomini e vengono retribuite meno. Le donne italiane sono al 72° posto nella classifica mondiale delle pari opportunità. Le donne italiane possono essere insultate e chiamate assassine se decidono di fare un'interruzione di gravidanza. Le donne italiane non possono ancora usare la RU 486 per abortire. Dal 19 novembre dovrebbe essere finalmente liberalizzato l'uso ma è in atto una costante azione di contrasto. Le donne italiane hanno molto più difficoltà rispetto alle colleghe europee ad accedere al mondo del lavoro. Non sono assunte se troppo titolate, troppo adulte, troppo sposate, troppo a rischio di diventare mamma. E i posti dirigenziali sono preclusi alle donne in Italia. Solo un giornale in Italia ha una direttora. Solo confindustria ha a capo una donna. Nessun partito ha una segretaria, che declinata al femminile richiama il cha cha cha e al maschile è parola del potere. Come maestra e maestro. La maestra delle elementari o quella di cucito, il maestro di vita. Io di vita ricordo solo maestre. Le donne italiane possono essere insultate in televisione perchè più belle che intelligenti. Le donne italiane divorziano attraverso lettere ai giornali. Ma se ne capiscono i motivi. Eccome. Le donne italiane denunciano il ciarpame e diventano bandiere della sinistra, che non esiste e non è donna per niente. Le donne italiane denuciano uno scambio sesso-potere e sono solo inaffidabili escort. Le donne italiane scoprono che il marito politico le tradisce pagando alcune trans. Lo scopre dalla stampa, dove lavora anche lei. Mica il marito ha il coraggio di dirglielo in privato. Del vizio e del ricatto.
Le donne italiane ci sono e sono consapevoli di vivere in un paese che oltre tutto non è un paese per donne.
L'inno tenetevelo pure.
Che è anche brutto!

martedì 27 ottobre 2009

Comunicato stampa

Si l'ho pensato mentre tornavo a casa, mentre passeggiavo dopo un'ora di latino e due di italiano e storia terza media, per smaltire il risolatte al cioccolato che scadeva oggi e non potevo buttarlo, mentre guardavo le solite vetrine, mentre guardavo la gente per strada, chi tornava a casa da lavoro o i turisti che prendono l'aperitivo o mangiano ai ristoranti più banali del centro caprese e spaghetti al pomodoro, mentre incontravo per caso due amici.
Ho avuto l'illuminazione.
Faccio come con gli uomini.
O l'amore.
Cioè quando si è single e ti dicono che è meglio non cercarlo.
Non aspettarlo.
Ma stare lì.
Che prima o poi, quando meno te lo aspetti arriva.

Farò così anche con il lavoro.

Ma so già che non ci riuscirò più di tanto.
Non mi ricordo, se anche con la recherce de l'amour, era meno stressante non cercarlo.

Aspettare senza ansia.

ANSIA, QUALE ANSIA?

lunedì 26 ottobre 2009

October fest

Niente a che fare con la birra e con la tedeschìa. Ma il festone del mese di B figlia di L&D. Dovrebbe essere L mamma di B a scrivere questo post ma la bis-mamma non ha tempo di scrivere cazzate come me che c'ha due figli a cui pensare. Allora lo faccio io. Che ero una delle ospiti. Di quelle senza figli. Ma che si è immediatamente adattata alo spirito. Quello dei bambini di due anni. Mangiando patatine, cioccolatini, rustici, patatine, pasticcini, caramella gommosa, patatine, ciambella, patatine. Mi facevo schifo da sola! Ma non ho desisitito. Solo il mal di pancia poteva fermarmi. E non l'ha fatto.
La baraonda di bimbi che giocano-piangono-litigano-gridano sulle note del coccodrillo come fa e altre canzoncine, mi ha fatto dimenticare o forse non rimpiangere il "NOOO" preso il giorno prima al nido. E siamo felicemente arrivati alle 20.30. Stremati. Come dice D. padre di B., stanchi e sconvolti come alla fine dei festoni che si organizzavano un po' di tempo fa' e che ci vedeva così alle tre di notte! Sempre per la misura delle cose che passano e di quanto invecchiamo.
Ma alla fine le due di notte le abbiamo fatte lo stesso! Perchè D padre di B. Ha pensato bene in un momento di auto-lesionismo, vedendo le condizioni della casa disfatta dal passaggio dei piccoli unni, di accoltellarsi il palmo della mano ad un millimetro dal tendine. Oppure per punizione del karma perchè commentando il fatto del giorno di Oggi-Puttane-inItalia, facevamo tutte le rime più scontate con il cognome del quasi ex-governatore del Lazio. E Ale lo ha accompagnato al pronto soccorso. Ma grazieaddio non hanno fatto l'alba. E serenamente tornati con due punti in più, si sono pappati il filetto al lardo di colonnata che D padre di B stava preparando prima di infilzarsi.
In fondo una festa alle 4 del pomeriggio è come un after-hour!

venerdì 23 ottobre 2009

Quando la volpe non arriva all'uva...

Dice che è acerba, costa troppo, arriva dal sudamerica e soprattutto fa ingrassare. Dopo una settimana di full immersion nell'asilo nido già citato, l'avventura è finita. Osservazione, osservazione, osservazione. A metà settimana sapevo già che la mia osservazione zen non avrebbe portato a niente, cioè sono una seconda scelta in caso di... E naturalmente per non disperarmi e pensare positivo ho cominciato a mettere sotto la lente tutte le cose negative di questo lavoro. Quella è troppo stitica, la capa dei capi è la solita tirchia nazista già conosciuta in altre occasioni precedenti, e in fondo si è sempre pagati troppo poco, e la cacca dei pannolini puzza, e i bambini hanno sempre il moccio...

Oggi pomeriggio, nonostante tutto, imperterrita, ho continuato la mia osservazione, perchè a me mi dicono le cose e io le faccio (no veramente, visto che Ale era a casa, ieri ho dato buca il pomeriggio e ho dormito sul divano tutto il tempo e poi pizza e fritti e dolci per limitare la mia isteria da ennesimo tentativo di trovare lavoro andato a male!) e prima di uscire di casa mi chiama la new-entry ripetizioni per dirmi che "grazie tanto, avrei voluto che rientrasse nel ciclo scolastico italiano, ma ai primi voti bassi ha avuto al crisi, l'ho fatta ritornare alla scuola straniera". Cioè due lavori persi in un solo pomeriggio. Che record. Il bello che mi veniva da ridere.
Cioè mi è passata per la mente l'idea di salire sullo scivolo di plastica del terrazzo dell'asilo e non scendere finchè non mi davano anche a me uno straccio di contratto al minimo sindacale da cui ricominciare la mia vita. Calcolando che lo scivolo mi arriva all'ombelico, ho desistito.

Quindi la porta si è chiusa e siamo in attesa del portone con la gallina e una bella frittata di uova di oggi non scadute.

mercoledì 21 ottobre 2009

L'aiutante

Allora vi aggiorno sulla mia avventura nel mondo del nido. Io sono fortunata perchè so cosa fanno i bambini quando rimangono da soli all'asilo-nido. Mi rivolgo alle amiche-mamme. Non è la stessa cosa di quando fate l'inserimento! Sappiatelo. Sono tre giorni che osservo in disparte con il divieto categorico di interagire con i bambini le attività e il mondo di uno spazio montessoriano. Il divieto è perchè i bambini devono abituarsi in maniera graduale alla nuova presenza. E quindi ho osservato per imparare per osmosi visiva come funziona il metodo di Mariadellemillelire.
E funziona che l'ordine è fondamentale. Si mette in continuazione tutto a posto perchè i bambini devono sempre trovare i giochi in ordine. Tutti giochi educativi in legno. E libri. E costruzioni. E in ordine deve essere l'ambiente che è casalingo con tante cose potenzialmente pericolose. Ma siccome l'obiettivo è quello che il bambino si deve responsabilizzare si mangia in piatti di ceramica e bicchierini di vetro. Ci si versa l'acqua da micro-brocche di vetro. E imparano a sparecchiare. A spazzare per terra. A mettere le cose a posto. Oltre a imparare canzoncine, giocare con la pasta di sale e la creta e fare i travasi con tutti i materiali del mondo. E poi non obbligano i bambini alle attività ma sono liberi di fare un po' quello che gli pare. Prendono i fogli da una scatola, i colori da un'altra, disegnano, poi mettono i colori a posto e il foglio nella scatola dei disegni fatti. E poi c'è la cucinina ikea e il tavolo apparecchiato e loro giocano ai cuochi e alle mamme che fanno da mangiare ai bambolotti e poi si imboccano a vicenda alla faccia delle regole di topogigio contro l'influenza del maiale. Cioè si imboccano quando gli adulti non li vedono e li sgridano. Poi c'è la bimba noiosetta che ripete sempre le stesse cose, quella che sembra già sua madre, quello che piange disperato ancora tutto il tempo senza mamma, la bimba maniaca-ossessiva che come me va in giro sempre con un pezzetto di carta in mano, il bimbo che si appiccica maniacalmente alla femminuccia del momento in preda ad attrazione ormonale, il bimbo bello e tremendo che già è il mio preferito, la capo-amimatrice che potrebbe dirigere a soli 2 anni tutto il gruppo. Pi ci sono le educatrici: la stitica, la mamma, l'esaurita andante, la fashion, la simpatica e la nordeuropea che non capisco perchè si ostina a vivere in Italia.

Come andrà?
Opzione1: Full immersion che finisce questa settimana, mi uccido di cioccolato e dolci e vino e riprendo felicemente le mie ripetizioni.
Opzione2: La ragazza che prima di me inizia il mese di prova si rivela la strega di Halloween oppure incontra il sultano del Brunei che si innamora perdutamente di lei, diventa monogamo e la sposa e lascia a me il lavoro di aiutante di mariadellemillelire.
Che accetterà.
La gallinella di domani.

venerdì 16 ottobre 2009

L'uovo di oggi si è rotto e voglio la gallina domani

In genere scrivo di cose accadute, perchè per scaramanzia non mi piace parlare di cose in ipotesi. Ma ora in bilico tra la rabbia e la speranza che questi siano "segni", scrivo appena docciata, dopo che mi sono fatta i miei 40 minuti in velocità guardando in streaming una puntata di Gossip Girl (ci lavoro con ragazze del genere devo capirle meglio!), messo il cavolfiore nel forno con latte per mangiarlo stasera, stesa prima lavatrice e in attesa che finisca la seconda, con la tv che mi ha lasciato per tre giorni facendomi perdere la puntata 2000 di Centovetrine ma che ora è risorta, e mentre mi spalmo di olio di mandorle per evitare le smagliature mi chiama l'ultima facoltosa mamma entrata nella lista ripetizioni per dirmi che oggi niente lezioni.
E vabbè. Ieri mi "scuppo*" un'ora di mezzi per arrivare dall'altra parte di Roma per andare dalle altre che a casa non ci sono. Non si sono capite. Una da una amica,  una secondo me con il boyfriend macchinettato di nascosto dalla Mom. E io per strada, che per tirarmi su, attraverso la capitale nell'ora di punta in una bolgia di traffico per andare a spupazzarmi i pupi di L.
Ho bisogno di referenze per il nuovo orizzonte lavorativo che spero tanto si apra nell'orizzonte di Lola. Che passerebbe da professoressa di Lettere ad ausiliare personale educativo o una cosa del genere. Insomma vado a fare una prova in una specie di asilo. Nido. Bimbi fino a 36 mesi. Figli di amiche fatemi la lettera di referenze!!

Inizio lunedì e spero bene che dell'uovo delle ripetizioni con due bidoni su due ora mi sono veramente rotta le...
Una settimana di prova e poi chissà.
Vi farò sapere!

* voce del verbo scupparsi: sorbirsi qualcosa di non piacevole.

martedì 13 ottobre 2009

La sindrome di Stoccolma

Non sono stata rapita da nessuno e non mi sono legata sentimentalmente al sequestratore. E' solo per spiegare in maniera metaforica il mio continuo entrare in realtà familiari economicamente distanti anni luce da mio tenore di vita. Eppure poi farne parte. Cioè come si fa a parlare di crisi economica con una donna americana, moglie di un alto dirigente di banca, che vive in una casa di almeno 200 metriquadri in un quartiere molto in, che manda le figlie a scuola in istituti privati costosissimi con altri discendenti della borghesia facoltosa della capitale (o anche della nobiltà?), che ha la barca e ho detto tutto. Una donna che si lamenta però che qui in Italia costa tutto molto più caro degli Usa, che devono fare un po' di economia (farò meno lezioni con la figlia o vuole pagarmi meno dei 20 euri a domicilio?), che sta cercando lavoro (se lo trova prima di me mi incazzo), che la situazione è critica...
E io credo di parlare con una mia pari. Perchè ormai siamo amiche. Parliamo di dieta e fitness e cibo
(non c'è partita neanche su questo perchè è una stangona magrissima di un metro e ottanta che a merenda mangia banana e burro di arachidi. Ma poi impazzisce anche per fave e cicorelle alla barese come l'oriundo marito).
E io sempre che credo di essere sua pari. Mentre nel portamonete gatto con il pugno giapponese che portafortuna non arrivo a due euri!
E mi fa pubblicità così ho aggiunto nel portfolio prima la famiglia Winshaw. Ricchi depressi e una puntina antipatici tranne la serva rumena (ha anche la divisa), che però sta imparando a sorridere falsamente come tutti gli altri della famiglia. Forse dal ritratto dell'antenato 4per2 che campeggia nell'ingresso della casa da 250 metriquadri forse 300. Che dietro nasconde gli scaffali dell'argenteria. Vi giuro ero lì quando la lucidavano.
E ultima arrivata ragazzina italiana costretta alla scuola straniera. Che parla italiano con accento romano ma se legge non capisce cosa significa la differenza tra agricoltura di sussistenza e agricoltura intensiva. Che non sa cos'è un complemento oggetto. Che abita in altro quartiere "innissimo" con giardino privato tenuto un amore, e porsche e macchina di 10metri parcheggiate, che questa di casa non ho capito dove inizia e dove finisce, e se è tutta una casa passiamo all'ordine delle migliaia di metriquadri. Che prima di conoscere la madre ho visto tre altre donne che poi ho capito essere a servizio (tre dico tre). La madre che ispira simpatia perchè mi ricorda la terribile direttora lesbo-femminazista della colonia (ma io apprezzo sempre le persone con una forte personalità), sprezzante dell'apparenza estetica (pare che così siano i veri ricchi: sciatti!!), molto diretta nel parlare e nel fare.
Il mio tour dei benestanti della capitale, iniziato ai tempi del babysitteraggio di alto bordo continua. Poi mi affeziono a questi ragazzini, a queste famiglie di cui man mano conosco ogni segreto. Forse dovrei rapire i ragazzini e farmi pagare un riscatto notevole (ce li hanno i soldi, ce li hanno). Forse in questo caso il termine Sindrome di Stoccolma sarebbe più appropriato.

Forse sarebbe intanto più opportuno parlare di lotta di classe, ma sembra che non esiste più.

sabato 10 ottobre 2009

Scrivere scrivere scrivere

Scusate ma mi sono impegnata a scrivere un banalissimo articolo su una mostra su Dada e Surrealismo appena inaugurata (non so se ve la consiglio). Ho studiato il giorno prima. Sono andata alla conferenza stampa. Ho scritto tutto quello che dicevano. Ho guardato tutte le opere. Per duemila battute. Non le ho ancora rilette. Le ha passate Ale quindi mi fido. Gratis non preoccupatevi non è un lavoro se no ve lo dicevo con maggiore enfasi. Quindi mi sono inaridita sul lato serio ciò quello del blog.
Ho litigato con Ale d'altra parte. Perchè come vecchia babbiona (parole testuali di Ale che veramente non mi sopporta più ed è grave) mi sono incazzata che mi ha bagnato e impiastricciato il pavimento calpestabile dei nostri 40 metriquadri d'ammore. Prima di andare a letto. Litigio furioso. Basterebbe un 200 calorie di zuccheri al giorno e sarei molto più simpatica. E nel portfolio clienti ripetizioni che tra un poco diventeranno crediti per laurea in L2 (italiano per stranieri) si aggiungerà lunedì una terzamedia parla-italiano ma solo scuola-francese. Bene. Speriamo che non sia come il rampollo Winshaw. Pare sia studiosa. Quest'anno mi tocca far prendere ottimo a due ragazze che parlano italiano da ieri. Ma sono una brava trainer. Ce la posso fare.

Cosa penso del fatto che Carta-canta e Lodo bocciato? Degli insulti sessisti alla Bindy? Della mafia in prima serata? Giorni di fuoco nei media italiani.
Anche io devo fare la mia parte.

Leggo il libro "L'agenda rossa di Paolo Borsellino". Sono sempre più sicura di essere una neofemminista. E che la costituzione ancora ci garantisce tutti e tutte. Per essere pagata per le cose che scrivo c'è tempo. Mi pagano, poco, ma come divulgatrice di sapere. Sono come Piero Angela.

martedì 6 ottobre 2009

A volte i sogni si realizzano

Io stavo già immaginando il peggio.
Un inverno di dolore. Lancinante. E stanchezza. E voglia di non uscire di casa, perchè è troppo pesante.
Va bene il sacrificio ma non si può vivere così. E noi di educazione cattolica pensiamo che bisogna espiare. Ci prendono in giro da duemila anni con 'sta storia. Ma è troppo aspettare il giudizio universale.
Poi in fondo ti guardi in giro e vedi che non è per tutti così. Forse sono di altri religioni e non sono costretti a scontare l'inferno su questa terra. Ma se ne vanno in giro, con passo leggero, passo da modella, su una serena passerella infinita. E ti dici: "Perchè mai a me una fortuna così?". Devi cercare e non rassegnarti mai ma non è facile. Ma poi per caso hai un pensiero. E ti chiedi perchè chi di dovere non ci ha ancora pensato. Ti dici, fossi io l'avrei già fatto. E' un'idea geniale. Non si può non averci pensato.

E GIA'!!

Non si può non averci pensato. E quindi orgogliona (non è un errore!) che potrei essere un manager dalle idee brillantissime ho scoperto che si il sogno si è avverato.

Ci sono gli STIVALI BIRKENSTOCK.

A parte che fa ancora caldo. A parte che mi chiedo come già molte donne, sicuramente più fighe di me, riescono ad infilarsi gli stivali già dal primo di settembre. A parte che io ho ancora il piede "spampanato" (a pianta larga come un foglia di vite detta pampino), che manco nelle scarpe da tennis, a meno di tagliarmi due terzi di piedi e piango di nostalgia all'idea di lasciare le mie amate, adorate, comodissime Birky's. A parte che mi sono già girate le vetrine di scarpe di tutto il centro e non ho visto niente di interessante.
E poi invece, niente sacrificio, niente dolore... devo solo mettermi i soldi da parte!
Forse un sogno a portata di mano...

lunedì 5 ottobre 2009

Aggiornamenti

Va bene amiche non vi lascio sole a decifrare quello che succede nel nostro paese.
Ho manifestato. Siamo andati in piazza del popolo. Non ci si poteva entrare. Sono andata con la famiglia L&D che hanno portato in piazza figlia di 2 anni in carrozzina con maglietta di Obama portata da New York e figlio di 2 mesi nel marsupio (superfotografato) + nonno e signora venuti apposta dalla terronia. Bloccati alla fine (o inizio?) di via del Corso dove non si sentiva niente e quasi neanche si vedeva chi saliva sul palco. Ma l'importante era esserci. Anche se devo dire che quello che è stato detto, scusate la modestia, era per me quasi pleonastico perchè erano riflessioni e concetti più volte letti, discussi, conosciuti. Come in fondo, per me e penso come per la maggiorparte delle persone che hanno seguito Annozero giovedì scorso, è stato pleonastico ascoltare la Patty D'Addario sulle notti a Palazzo Grazioli. Si lo so che non è così per la maggiorparte degli italiani (80%), che non leggono i giornali, non si informano su internet, e guardano il TG1 o Rete 4. E questo mi preoccupa. Cioè tanta gente in piazza. Picco di vendite per giornali come L'Unità Manifesto e il Fatto Quotidiano. Le parole giuste di Saviano della pericolosità della indifferenza. Berlusconi che comunque di ingrossato ora avrà il fegato più che i corpi cavernosi, anche se ostenta sempre sicurezza e faccia tosta, dal 26 aprile, dalla lettera di Veronica sul ciarpame dell'imperatore. Ma sono pessimista lo stesso.
Cioè nella villa delle libertà ci stanno provando da un po' a fargli le scarpe con il tacco rialzato, e già mi fa incazzare questo, che sia in seno che Silvio si è cresciute le serpi, e abbia contro una debole invisibile per niente accattivante opposizione. Forse ci riusciranno a farlo fuori, facendo risorgere dalle ceneri di manipulite la democristiana fenice. Con l'appeal dello statista di un Fini o di un Casini, che poi li voglio vedere promuovere la legge sul testamento biologico o rimettere mano alla medievale Legge 40, contro la quale un Gianfranco Fini, amorevolmente ispirato, si era espresso negativamente già in occasione del referendum abrogativo. Ma non anticipiamo tempi che potrebbero tardare ad arrivare più di quanto crediamo. Che nella stanza dei bottoni ci sta ancora il nano di arcore.

Certo, anche se discutendone con Ale pensiamo che potrebbe essere un errore, mi fa pensare che un direttore di tg o altri giornalisti possano in televisione ammettere che una manifestazione per la libertà di stampa sia faziosa, inutile, incomprensibile, facendo essi stessi parte della categoria. Cioè, dato per scontato che una cosa è fare il giornalista e un'altra essere un servo del potere politico, una presa di parte così spudorata e platealmente contro la deontologia professionale, non possa avere un richiamo, un appunto, un rimprovero, un buffetto. Sarebbe un discorso specifico e assolutamente noioso forse ma l'affaire Minzolini e Co. potrebbe entrare di diritto nel testo d'esame per l'abilitazione da giornalista professionista. Per insegnare cosa non è un giornalista. Un giornalista dà la notizia che si è tenuta una manifestazione, ne spiega i motivi, ne intervista i partecipanti, ne mette a confronto le opinioni a favore e contro non dando fiato ai tromboni politici, ma STUDIANDO l'argomento e cercando di analizzarne tutti gli aspetti. NON dice io non capisco o non sono d'accordo che vadano in piazza. Che ne so anche i precari della scuola. Gli operai. I ricercatori dell'università. Gli studenti.

Forse più che la scuola di un Biagi, un Santoro, un Montanelli, un Parlato, un Matrogiacomo, un Mauro, una Rossanda, una Sgrena, una Alpi, una De Gregorio, una Cuffaro e una Venditti ( le adoro al Tg3), ha avuto molto più successo la scuola Fede.
Cepu ha battuto la Normale di Pisa.

E io Cepu la chiuderei.

venerdì 2 ottobre 2009

E io manifesto

Domani si va in piazza, qui nella capitale, per la libertà di stampa e con i precari della scuola. Beh io che sono così precariamente multitasking sono chiamata in causa a tutte e due le manifestazioni. Forse però scelgo solo la piazza della libertà di stampa, dove pare dovrebbe confluire almeno parte del corteo dei precari-scuola. Io non mi sento neanche più una precaria della scuola, ma più che altro una dispersa, una invisibile, passata di lì per caso. Ieri sull bus mentre andava a fare ripetizioni di italiano alla mia terzamedia italo-americana, che ancora mi sbaglia le doppie e si incazza quando in italiano non sono segnati gli accenti particolari, ho origliato la telefonata di una scuola ad una tipa seduta dietro di me che diceva laconicamente:"No, io sto lavorando fino al 30 giugno alla scuola media****, grazie!". Non mi sono girata neanche a vedere come era questa fortunata lavoratrice supplente annuale nella scuola sforbiciata di questa triste era gelminiana. Cioè invidiare qualcuno che sa che lavora 9 mesi e poi anche lei chissà. Ma cacchio nove mesi sono un'eternità! Io non ho mai avuto un contratto di nove mesi. Ma ci ho fatto l'abitudine. Non è una novità. E ci ripetiamo il mantra "Vabene, andràbene, iostobene". All'infinito. Ma andrà bene veramnte. Lo so. Lo sappiamo.

E oggi mentre uscivo di casa per comprare, sempre all'angolo, bresaola e ricotta (Ale il gentile si è alzato troppo tardi per comprarla lui!), mentre facevo raffreddare la tisana attiva-metabolismo che mi sono regalata ieri, sono incappata in suocera+nipotina (minchia 9 chili x 5 mesi di bambina, un "chiummo" a tenerla in braccio!).
Rapita, incastrata, immobilizzata. Cioè la verità ha pagato lei quello che dovevo comprare io (tutti i negozianti a farmi i complimenti per il "chiummo") più mi ha appioppato una busta di tre chili di frutta mista che non ho capito manco quando l'ha comprata (per il figlio Ale e per la sua compagna in bolletta! Forse ispiriamo pietà e compassione). Poi caffè a casa vicinatroppovicina della mamma del chiummo cioè quella che si chiama cognata, anche se nessuno si è ancora sposata e ufficilamente imparentata, che mentre prepara pappina, dolcemente e serenamente ti chiede quello che, come ho già detto, odio sentirmi chiedere: " Che fai?". Che faccio? Ma faccio la dieta, faccio cyclette, faccio ripetizioni, faccio che cerco lavoro.
Faccio cose, vedo gente. Domani spero di vederne un sacco di gente. Che tanta gente in piazza a volte riempe il cuore. Di speranza che tuttobene, tuttoandràbene. E sto bene.