lunedì 28 giugno 2010

la notte prima degli esami bis

In fondo mica tutti hanno nella vita la possibilità di rifare qualcosa, una seconda chances, l'opportunità di tornare indietro nel tempo. Io l'ho fatto. Rewind.
E mi sono ritrovata con un vecchissimo, ormai, vocabolario di italiano dove non c'è il significato di cellulare come telefono portatile oppure di social network. Vestita come collegiale-Britney Spears degli inizi (ormai vecchia e passata anche lei) con camicetta bianca e gonna a pieghe (ero l'unica con la gonna delle studentesse) alle 7.45 già fuori dal liceo, tutte in prima fila appiccicate alle vetrate per entrare e accaparrarsi i posti migliori nel corridoio, tradizionale luogo delle prove scritte di maturità. Parlo al femminile perchè è un liceo ex magistrale e gli alunni maschi sono meno delle mosche bianche in circolazione. Un putiferio di Hello Kitty, occhialoni da sole, e risatine isteriche e tanta ansia ed emozione e genitori che fanno le foto e le telecamere di una tv privata che riprende e intervista. Io sono affascinata da tutto questo. Non riesco a smettere di guardare con aria da aliena appena sbarcata da Marte questa gioventù che mi sfila davanti, riflettendo che in questo momento ne faccio parte anche io! Con il doppio dell'età o quasi! E di ritorno gli occhi sospettosi di loro che pensano: “Ma questa che ci fa qui?” e che dopo che spieghi il tuo vissuto tragi-comico ti guardano come un mostro di secchionaggine ma forse anche di incredibile stupidità. E io faccio del mio meglio, i prof che ho conquistato all'esame preliminare mi guardano con gli occhi di “magari avere alunne come te” e io scelgo il tema su piacere e piaceri virato sulle opere di Botticelli e Matisse e Picasso (Arte piacevole o piacere dell'arte?). Un tema di storia del'arte che tanto avrei voluto fare la prima volta dell'esame di maturità. Un sussulto rivoluzionario che devo sopire alla lettura della traccia sulle foibe e sugli alieni (siamo soli????), ma anche al documento a firma di Mussolini che il fascismo è gggiovane. Poi la seconda prova su temi su due tracce di pedagogia e ti trombo senza neanche leggere la traccia con firma Alberoni. Giorno di pausa super secchionato per affrontare la new entry, per me, della terza prova. E ragazzina nata nel 1991 che mi suggerisce senza pudore anzi mi detta quesito di matematica che io copio senza sapere di cosa stiamo parlando.

Ora devo sostenere esame orale. Ho fatto il percorso, Moderno e Postmoderno con Montale, Futurismo, Freud, Mass media e Orwell. Potevo fare di meglio, ma veramente l'ho pensato in 10 minuti.

Poi, per le mie compagne di classe si apre la lunga estate delle possibilità della loro giovinezza.

E per me?

sabato 12 giugno 2010

Sia lodato Mr Mattus!

Quando la giornata non è girata per niente nel modo giusto
quando tutto intorno è nero come la pece
quando ti ritrovi ad augurare ogni male a chi sai tu
quando è meglio che non ti fermi a pensare che è peggio
quando la stupidità delle persone diventa insopportabile
quando l'arroganza delle persone è insostenibile
quando tra l'aggressione fisica e due furtive lacrime, le lacrime ti sono già scese sulle guance
quando hai tanta rabbia addosso che la rivoluzione russa sarebbe per te il minor male auspicabile
ma la rivoluzione russa con tutto l'annientamento della famiglia Romanov
quando anche il ripristino della ghigliottina potrebbe essere un'idea
quando pensi ma di tutto questo odio che farne?
E che la rivoluzione non arriva, non arriverà e non sono in grado di farla io
quando ti sei stancata di piangerti addosso
ma ti senti lo stesso incapace di fare qualcosa
quando dici ma che sono depressa?
E se lo dici non puoi esserlo

allora ripensi
alle cose che ti fanno stare bene
alle cose piccole e tanto belle
alle persone a cui vuoi bene
alla speranza che mai si perde
all'amicizia e all'amore...


...e ai due barattoli di Haagen Dazs che mio marito (e questa è tra le ragioni per cui mi dico ho fatto bene a sposarlo!) ha comprato oggi.

Dulce de leche e macadamia nut brittle.

Con cucchiaino direttamente dal barattolo, scambiandoceli, dopo cena in cucina con una leggera brezza di inizio estate (col botto 31° tra capo e collo), non ha prezzo.

Per tutto il resto
pagherete caro pagherete tutto.

Io vorrei tanto!

martedì 1 giugno 2010

La Sindrome di C. *

Lola oggi vuole dispensare pillole di saggezza. Saggezza lavorativa. Avete capito che il lavoro per Lola non è (mai stato) un lato piacevole della vita. Più che altro le cose migliori sono finite troppo presto. Sicuro non sono la sola in questo desolante panorama di inizio millennio e di crisi economica. Ma farne le spese sulla propria pelle non è piacevole comunque, e il mezzo gaudio della condivisione è ben più superato dal giramento di palle dello sconforto alias sfruttamento alias mancanza di gratificazione. Giusto che adesso un lavoro ce l'ho e non sono in affannosa ricerca.
A me fare la segretaria piace. Mi hanno pagato dopo due mesi e mezzo il primo stipendio e forse arriva anche il secondo a breve e va bene così. Ma il lavoro oltre ai soldi è anche interazione. Con gli Altri. Che sono come quelli dell'isola di Lost (scusate ma sono nel loop!). Cattivi. Sono ancora alla seconda stagione quindi non so come evolverà, ma per ora sono persone di cui non ti puoi fidare. I miei Altri sono maschilisti.Uno. Sono anti-professionali. Due. Disorganizzati. Tre. Maleducati e disaddatti. Quattro e cinque.
Io mi sto facendo la pelle. Sto prendendo le misure. E come Machiavelli insegna ne Il Principe ad imparare dalla storia, e come il senso comune ci invita ad imparare dai nostri errori, ieri nella mia passeggiata post lavorativa e ripulente della coscienza di non fare più la dieta e tutto il resto, ho avuto una illuminazione. Che voglio condividere. Magari aiuta un po' anche voi.
Lola dixit: non fidatevi del capo, o del superiore chiunque sia, che si lamenta in ogni occasione del suo essere oberato da una mole inimmaginabile di lavoro, che fa tutto lui, che troppo pesa sulle sue spalle, che non ce la fa e tutto il resto.
Ragazze che abbiamo nel cromosoma X il gene della crocerossina, siamo le più vulnerabili nel prestare aiuto e soccorso e nel sentirci in colpa di non bastare.
NON E' COSI'.
Sappiate che chi si lamenta in queste circostanze è una persona che non può e che non vuole delegare. Non può delegare perchè la disorganizzazione insita nel suo modo di fare non glielo permette. La disorganizzazione e la sua incapacità di gestire gli impegni, con una dose massiccia, (non dimenticate!) di lavatitività, sono causa ed effetto della mole di lavoro, da cui in fondo è bene che ne sia schiacciata. Magari una volta per tutte. Non vuole delegare perchè, ragazze e ragazzi, siamo in Italia, e la gestione delle cose difficilmente sfugge alla gelatina del favore e della raccomandazione, e tutto si imposta su una sana struttura mai trasparente.
Per scelta.
E per scelta si deve sfuggire a questo meccanismo infernale. Comprendendo in tempo l'inutilità di dare a queste persone quello che non meritano. Rimanendo lì sulla riva. Aspettando di veder passare il cadavere del vostro nemico. Facendo il giusto dal punto di vista lavorativo, che il di più non possono capirlo. E non ve ne saranno mai grati. Quindi per non correre il rischio di rimanere intellettualmente disidratatati dalla smania di fare di più, e pericolosamente delusi dalla mancanza di riconoscimento e mortalmente feriti dal possibile calcio in culo alla fine del contratto a tempo, fermatevi prima. Sorridete. E ricordate sempre che non siete il vostro lavoro. Fate un lavoro. Fatelo bene. Ma il cuore, quello abbiate cura di metterlo dove qualcuno potrà prendersene cura, riconoscendone l'immenso valore.
E il cuore ve ne sarà grato.

* Sindrome di C. dal nome di una dei tanti capi con questo fastidioso disturbo che rovina la vita del lavoratore, portando quest'ultimo o alla fuga o ad una più pericolosa e lunga sottomissione. Io sono fuggita. Alla fine. Ma non si può sempre scappare no?