martedì 1 giugno 2010

La Sindrome di C. *

Lola oggi vuole dispensare pillole di saggezza. Saggezza lavorativa. Avete capito che il lavoro per Lola non è (mai stato) un lato piacevole della vita. Più che altro le cose migliori sono finite troppo presto. Sicuro non sono la sola in questo desolante panorama di inizio millennio e di crisi economica. Ma farne le spese sulla propria pelle non è piacevole comunque, e il mezzo gaudio della condivisione è ben più superato dal giramento di palle dello sconforto alias sfruttamento alias mancanza di gratificazione. Giusto che adesso un lavoro ce l'ho e non sono in affannosa ricerca.
A me fare la segretaria piace. Mi hanno pagato dopo due mesi e mezzo il primo stipendio e forse arriva anche il secondo a breve e va bene così. Ma il lavoro oltre ai soldi è anche interazione. Con gli Altri. Che sono come quelli dell'isola di Lost (scusate ma sono nel loop!). Cattivi. Sono ancora alla seconda stagione quindi non so come evolverà, ma per ora sono persone di cui non ti puoi fidare. I miei Altri sono maschilisti.Uno. Sono anti-professionali. Due. Disorganizzati. Tre. Maleducati e disaddatti. Quattro e cinque.
Io mi sto facendo la pelle. Sto prendendo le misure. E come Machiavelli insegna ne Il Principe ad imparare dalla storia, e come il senso comune ci invita ad imparare dai nostri errori, ieri nella mia passeggiata post lavorativa e ripulente della coscienza di non fare più la dieta e tutto il resto, ho avuto una illuminazione. Che voglio condividere. Magari aiuta un po' anche voi.
Lola dixit: non fidatevi del capo, o del superiore chiunque sia, che si lamenta in ogni occasione del suo essere oberato da una mole inimmaginabile di lavoro, che fa tutto lui, che troppo pesa sulle sue spalle, che non ce la fa e tutto il resto.
Ragazze che abbiamo nel cromosoma X il gene della crocerossina, siamo le più vulnerabili nel prestare aiuto e soccorso e nel sentirci in colpa di non bastare.
NON E' COSI'.
Sappiate che chi si lamenta in queste circostanze è una persona che non può e che non vuole delegare. Non può delegare perchè la disorganizzazione insita nel suo modo di fare non glielo permette. La disorganizzazione e la sua incapacità di gestire gli impegni, con una dose massiccia, (non dimenticate!) di lavatitività, sono causa ed effetto della mole di lavoro, da cui in fondo è bene che ne sia schiacciata. Magari una volta per tutte. Non vuole delegare perchè, ragazze e ragazzi, siamo in Italia, e la gestione delle cose difficilmente sfugge alla gelatina del favore e della raccomandazione, e tutto si imposta su una sana struttura mai trasparente.
Per scelta.
E per scelta si deve sfuggire a questo meccanismo infernale. Comprendendo in tempo l'inutilità di dare a queste persone quello che non meritano. Rimanendo lì sulla riva. Aspettando di veder passare il cadavere del vostro nemico. Facendo il giusto dal punto di vista lavorativo, che il di più non possono capirlo. E non ve ne saranno mai grati. Quindi per non correre il rischio di rimanere intellettualmente disidratatati dalla smania di fare di più, e pericolosamente delusi dalla mancanza di riconoscimento e mortalmente feriti dal possibile calcio in culo alla fine del contratto a tempo, fermatevi prima. Sorridete. E ricordate sempre che non siete il vostro lavoro. Fate un lavoro. Fatelo bene. Ma il cuore, quello abbiate cura di metterlo dove qualcuno potrà prendersene cura, riconoscendone l'immenso valore.
E il cuore ve ne sarà grato.

* Sindrome di C. dal nome di una dei tanti capi con questo fastidioso disturbo che rovina la vita del lavoratore, portando quest'ultimo o alla fuga o ad una più pericolosa e lunga sottomissione. Io sono fuggita. Alla fine. Ma non si può sempre scappare no?

2 commenti:

LaWoodstock ha detto...

Lola, grazie per questo post! Proprio in questi giorni che in ufficio mi prende l'angoscia di dover fare tutto in maniera impeccabile... E così la mattina esco di casa col groppo in gola per paura di non farcela... Lo so, è assurdo. Ma ho proprio bisogno di sentirmi dire che non è questa la vita, che prima c'è la mia famiglia, c'è la persona che amo, e che vada come vada perché non sono Dio e non è mio dovere risolvere tutti i problemi del mondo...

Lola ha detto...

cara la mia creatrice di cose meravigliose, che dire viviamo un paese che non solo ci lascia senza lavoro e prospettive ma anche che non ha il senso civile del rispetto e della dignità. Un lavoratore è solo una voce di spesa. Quindi deve ringraziare se un posto lo trova, che non voglia anche un adeguato trattamento rispettoso. tanto lo sanno che siamo disposti a tutto perchè ci mancano le alternative. Anche ad essere trattati male... figurati cosa vuoi che sia l'umiliazione. Teniamo duro. ma cheppalle però!