giovedì 29 ottobre 2009

Sorelle d'Italia

Aveva fatto scalpore un po' di tempo fa la pubblicità delle calze che declinava al femminile l'inno nazionale. Non ho capito perchè.
Noi sorelle e donne e mogli e spose e single e lavoratrici e disoccupate e giovani e menogiovani e amiche e nemiche che vita facciamo?
Le donne italiane lavorano più di un'ora al giorno in più degli uomini e vengono retribuite meno. Le donne italiane sono al 72° posto nella classifica mondiale delle pari opportunità. Le donne italiane possono essere insultate e chiamate assassine se decidono di fare un'interruzione di gravidanza. Le donne italiane non possono ancora usare la RU 486 per abortire. Dal 19 novembre dovrebbe essere finalmente liberalizzato l'uso ma è in atto una costante azione di contrasto. Le donne italiane hanno molto più difficoltà rispetto alle colleghe europee ad accedere al mondo del lavoro. Non sono assunte se troppo titolate, troppo adulte, troppo sposate, troppo a rischio di diventare mamma. E i posti dirigenziali sono preclusi alle donne in Italia. Solo un giornale in Italia ha una direttora. Solo confindustria ha a capo una donna. Nessun partito ha una segretaria, che declinata al femminile richiama il cha cha cha e al maschile è parola del potere. Come maestra e maestro. La maestra delle elementari o quella di cucito, il maestro di vita. Io di vita ricordo solo maestre. Le donne italiane possono essere insultate in televisione perchè più belle che intelligenti. Le donne italiane divorziano attraverso lettere ai giornali. Ma se ne capiscono i motivi. Eccome. Le donne italiane denunciano il ciarpame e diventano bandiere della sinistra, che non esiste e non è donna per niente. Le donne italiane denuciano uno scambio sesso-potere e sono solo inaffidabili escort. Le donne italiane scoprono che il marito politico le tradisce pagando alcune trans. Lo scopre dalla stampa, dove lavora anche lei. Mica il marito ha il coraggio di dirglielo in privato. Del vizio e del ricatto.
Le donne italiane ci sono e sono consapevoli di vivere in un paese che oltre tutto non è un paese per donne.
L'inno tenetevelo pure.
Che è anche brutto!