lunedì 2 novembre 2009

Le comiche

Perchè uscire a mangiare una pizza con una amica non è una cosa semplice. L'altra sera ridevamo fino alle lacrime ripensando che l'estate prima siamo andati a magiare una pizza trastevere e ci siamo trovate, affamate, in pieno black-out di un unico isolato, quello della pizzeria scelta, e abbiamo aspettato almeno un'ora prima che la corrente tornasse e rendesse più facile al pizzaiolo stendere le nostre margherite. Quella situazione in cui dici "ora torna, ora torna, è inutile alzarci e cercare un'altra pizzeria che a quest'ora faremmo comunque la fila"e passa un'ora e forse avremmo fatto bene ad andarcene. Ma poi il cameriere casanova ci ha convinto a prendere un antipasto freddo, che era l'unica cosa possibile da mangiare, che ha riempito un po' il buco nero dello stomaco.
Ed è stata la prima comica.
L'estate scorsa dopo un lungo aperitivo di chiacchiere cioè molte chiacchiere davanti ad un unico bicchiere di spritz, abbiamo deciso di andare a mangiare una pizza visto che si erano fatte le 22.00. Ma la mia amica, sempre la stessa, ha avuto un attacco acuto di emicrania e svenimento, il ristoratore ci ha dato acqua e zucchero e appena ripresa giustamente abbiamo pensato che era meglio tornare a casa. Senza pizza.
La seconda comica. O quasi.
Venerdì sera le batte tutte. Decidiamo di fare la fila ad una pizzeria storica della capitale, forse più per nome che per qualità, ma dopo 15 anni di domicilio romano non avevo mai avuto occasione e pazienza di aspettare la fila, soprattutto di turisti stranieri. Venerdì sera si. In fila a chiacchierare. Tocca a noi. Entriamo e scopriamo che per velocizzare ci si siede allo stesso tavolo anche con altri avventori sconosciuti. A noi tocca una coppia di quarantenni. Un po' strani. Forse al primo appuntamento, visto che lei ordina per lui una capricciosa (il lui in questione era uscito a parlare al cellulare subito dopo aver preso posto al tavolo a quattro, al quale con un po' di disappunto ci eravamo sedute anche noi, e non era presente al momento dell'ordinazione) e lui dice: "No tutto tranne la capricciosa" e ri-ordina un'altra pizza. Mah. La gente è strana. Noi intanto chiacchieriamo per conto nostro (avevamo un notevole arretrato da recuperare) quando entrano i vigili urbani a parlare con la proprietaria alla cassa. Dopo un po' entrano i vigili del fuoco a parlare con la proprietaria alla cassa.
Io che sono cronista inside, intercetto un paio di mezze frasi e ripensando al fatto che poco prima c'erano delle persone che guardavano verso il tetto, deduco pompieri+forno al legna= va a fuoco il comignolo! E la pizza? Beh forse è una cosa da poco, spegneranno in un attimo, aspettiamo un pochino tanto abbiamo da parlare un sacco. Dalla trasmittente del pompiere si sentono benissimo le parole:"Non possono operare almeno fino a domani!". Panico. Cioè fame soprattutto. I proprietari non sono inclini a mandarci via. Noi ci preoccupiamo della cena in fumo più che andare in fumo anche noi, visto che in un palazzo del centro la possibilità di incendio è leggermente più alta con i soffitti di travi. Ma il forno viene chiuso e si sente scendere l'acqua. Usciamo e vediamo che è arrivato anche un'autopompa e i carabinieri hanno chiuso la strada. Bene per noi due mangiare una pizza è un'avventura!
Alla fine siamo andate ad un'altra pizzeria vicina, che ha guadagnato dell'incendio alla rivale un po' di clienti. Alla fine la pizza l'abbiamo mangiata, in un tavolo solo per noi. A parlare di amicizia, femminismo, donne, amore, lavoro, politica, progetti. E a ridere. Che la prossima volta cinese, o greco o qualsiasi altra cosa ma non pizza.
Che potrebbe ancora succedere?

Nessun commento: