martedì 13 ottobre 2009

La sindrome di Stoccolma

Non sono stata rapita da nessuno e non mi sono legata sentimentalmente al sequestratore. E' solo per spiegare in maniera metaforica il mio continuo entrare in realtà familiari economicamente distanti anni luce da mio tenore di vita. Eppure poi farne parte. Cioè come si fa a parlare di crisi economica con una donna americana, moglie di un alto dirigente di banca, che vive in una casa di almeno 200 metriquadri in un quartiere molto in, che manda le figlie a scuola in istituti privati costosissimi con altri discendenti della borghesia facoltosa della capitale (o anche della nobiltà?), che ha la barca e ho detto tutto. Una donna che si lamenta però che qui in Italia costa tutto molto più caro degli Usa, che devono fare un po' di economia (farò meno lezioni con la figlia o vuole pagarmi meno dei 20 euri a domicilio?), che sta cercando lavoro (se lo trova prima di me mi incazzo), che la situazione è critica...
E io credo di parlare con una mia pari. Perchè ormai siamo amiche. Parliamo di dieta e fitness e cibo
(non c'è partita neanche su questo perchè è una stangona magrissima di un metro e ottanta che a merenda mangia banana e burro di arachidi. Ma poi impazzisce anche per fave e cicorelle alla barese come l'oriundo marito).
E io sempre che credo di essere sua pari. Mentre nel portamonete gatto con il pugno giapponese che portafortuna non arrivo a due euri!
E mi fa pubblicità così ho aggiunto nel portfolio prima la famiglia Winshaw. Ricchi depressi e una puntina antipatici tranne la serva rumena (ha anche la divisa), che però sta imparando a sorridere falsamente come tutti gli altri della famiglia. Forse dal ritratto dell'antenato 4per2 che campeggia nell'ingresso della casa da 250 metriquadri forse 300. Che dietro nasconde gli scaffali dell'argenteria. Vi giuro ero lì quando la lucidavano.
E ultima arrivata ragazzina italiana costretta alla scuola straniera. Che parla italiano con accento romano ma se legge non capisce cosa significa la differenza tra agricoltura di sussistenza e agricoltura intensiva. Che non sa cos'è un complemento oggetto. Che abita in altro quartiere "innissimo" con giardino privato tenuto un amore, e porsche e macchina di 10metri parcheggiate, che questa di casa non ho capito dove inizia e dove finisce, e se è tutta una casa passiamo all'ordine delle migliaia di metriquadri. Che prima di conoscere la madre ho visto tre altre donne che poi ho capito essere a servizio (tre dico tre). La madre che ispira simpatia perchè mi ricorda la terribile direttora lesbo-femminazista della colonia (ma io apprezzo sempre le persone con una forte personalità), sprezzante dell'apparenza estetica (pare che così siano i veri ricchi: sciatti!!), molto diretta nel parlare e nel fare.
Il mio tour dei benestanti della capitale, iniziato ai tempi del babysitteraggio di alto bordo continua. Poi mi affeziono a questi ragazzini, a queste famiglie di cui man mano conosco ogni segreto. Forse dovrei rapire i ragazzini e farmi pagare un riscatto notevole (ce li hanno i soldi, ce li hanno). Forse in questo caso il termine Sindrome di Stoccolma sarebbe più appropriato.

Forse sarebbe intanto più opportuno parlare di lotta di classe, ma sembra che non esiste più.

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