mercoledì 30 settembre 2009

La spesa

Fare la dieta vuol dire anche fare la spesa. Ma SENZA comprare niente di più di quello che ordina il marmoreo menù scolpito ormai nel travertino della mia volontà inossidabile. Sai cosa devi mangiare l'intera settimana quindi SI compra quello che serve e nulla di più. Che l'inossidabile volontà regge solo se non ci sono tentazioni a cui come dice OscarWilde è inutilmente resistere. Meno male che ad uno sputo dalla stalla ristrutturata del casale vicino al centro che ho in affitto c'è il mercato che ti offre, sempre vicino al centro della capitale, uno squarcio di un suk di Dakar. Non parlo della multietnicità dei venditori e degli acquirenti (i verdurai pakistani e cingalesi sono il non plus ultra della gentilezza), della bancarella fissa di tuttounpo' per quanto riguarda borse-gonne-collane-accessori per la danza del ventre all'interno della quale sul tappetino il proprietario dice le preghiere anche durante le ore di mercato, della bancarella che vende spezie-riso-legumi-caramelle rossana-patatedolci e manioca-frutta secca sfusa, ma del fatto che il mercato è per strada. Su una strada grande e a percorrenza semi-veloce della Capitale. Con le cassette ammonticchiate tra auto parcheggiate e motorini in terza fila. Dove per fare 200 metri in bus puoi metterci anche 20 minuti se il camioncino si ferma in quarta fila. Frutta e verdura dell'agro romano aromatizzato allo smog. Ma tant'è. Io la spesa la faccio lo stesso. Io e Ale abbiamo le nostre bancarelle di riferimento. Io che sono pigra spesso mi fermo a quella di frutta e verdura del cingalese, la di cui cortesia è direttamente proporzionale ai centrimetri di diametro del bacino delle donne, e a quella dell'alimentari-pizzicarolo accanto. L'alimentari-pizzicheria (a Roma si chiama così) ha tutto il mangiabile, ed è stato insignito dal premio internazionale "Elogio della lentezza". Mentre fai la fila fai in tempo a vedere tutti prodotti che ci sono, incredibilmente stipati, in numero non superiore a 5 confezioni per tipo moltiplicati per il numero complessivo di prodotti che ci sono in un Ipermercato. Oltretutto per farti passare più piacevolmente il tempo di fila, il titolare attacca diversi e curiosi discorsi mentre ti impacchetta la bresaola o ti plastifica la confezione di stracchino, e cerca di farti assaggiare di tutto.
Ale invece ha conquistato il cowboy gay della doppia bancarella, i Kennedy del mercato rionale (quattro generazioni contemporanemente a vendere pomodori e broccoletti), la boutique della frutta e verdura. Per prezzi e per varietà. Ma ieri ha comprato la zucca gialla più buona mai comprata a Roma. Tra quanche giorno lo mando di nuovo a contrattare un prezzo equo e accaparrarmi così tre o quattro zucche per l'inverno che non arriva per niente. Sfrutterà il suo indiscusso fascino sul cowboy che la nonna è offlimits.
E non vado quasi mai al supermercato. Tranne quando ho bisogno di comprare la carne. Niente supermercato, niente tentazioni. Soprattutto self service.
NO patatine-cioccolata-biscottini-kinderallacassa-salatini-pizzasurgelata-gelati-olive-ecc-ecc.
No tentazioni, no sgarri!!

2 commenti:

romì ha detto...

che brava che sei
come scrivi bene
proprio
uno ti legge e pensa
questa dovrebbe scrivere per vivere
così
per dire

Lola ha detto...

grazie
non così per dire...