mercoledì 15 luglio 2009

Ritorno al passato

Io al liceo del mio paese non ci sono voluta andare a mio tempo. Cioè ho scelto l'umanissimo classico della metropoli a 15 km di distanza. Beh non era da poco fare su e giù con la corriera, che il termine bus ho imparato ad usarlo solo a Roma perchè la mia di mamma e la mamma della mia amica del cuore dall'asilo hanno congiurato per convincerci a fare il liceo classico, e io perchè ci andava lei e lei perchè ci andavo io, alla fine abbiamo annuito e ci siamo ritrovate con una superdottaprofessoressa alta e magrissima con i capelli color mogano, che se mi interroga ancora mi affonda in una classe di metropolitanissimi compagni sconosciuti. Adesso per due settimane al liceo del mio paese, che ha intanto cambiato tutto compresa la storica sede, tengo due corsi di recupero (ex esami di riparazione per chi non pratica dal 1994 la scuola). Non è la prima volta che faccio la prof. Ma mai qui in terronia. Ma i ragazzi non sono tanto diversi dalla capitale. Anche se qui parlano dialetto e non ero abituata a sentire parlare dialetto in classe (a Roma è più una cadenza o uno slang non è dialetto quello che parlano i ragazzi). Si, i tipi sono gli stessi: la bella e alta un po' underground, la bionda liscia frangetta piastrata molto più house commercial, la brava ragazza cerchietto su capelli ricci castani e occhiali, la svampita, il bel ragazzo sportivo, il bassino simpatico, il semi-delinquente, il fricchettone-bocciato che a roma chiamano zecca, cha ascolta De andrè e non è capito da chi ascolta solo tizianoferro o gli zeroassoluto. E fanno le stese cose: ti guardano ad occhi aperti, fissi verso il muro alle tue spalle, mentre cerchi di contestualizzare l'età di Dante e chissà a cosa pensano, parlano male della loro prof che è troppo esigente, cercano di capire cosa intendi per periodo ipotetico dipendente con apodosi all'infinito e copiano lo schemino esemplificativo che hai fatto alla lavagna, fanno la parafrasi di un canto dell'inferno usando le stesse inintellegibili parole.
Io invece come al liceo, arrivo sempre con l'ansia da prestazione di cui vi ho già parlato, rimango in piedi per tutte e quattro le ore di lezione, che se sto lontana seduta in cattedra mi sembra che non riesco ad avere un contatto con loro, li chiamo per nome perchè è più personale (non mi piace usare il cognome, non lo usava neanche la gelida superdottaprof), e a volte più che una prof mi sento una trainer che cerca di dare il metodo per affrontare una versione o un'analisi del testo.
E studio fino alle undici di sera per ripassare cose che non riprendevo da anni o per preparare le versioni con tutte le regole da sapere e magari rispiegare. Mi sono fatto anche un superquadernetto dove mi faccio lo schema delle regole da spiegare. Un quadernetto che mi penso che i ragazzi dovrebbero invidiarmi. Una summa del sapere centellinato e sublimato. Piuttosto io mi penso che se fossi in loro, io quel quadernetto alla mia prof lo invidierei. Cioè se avessi potuto io l'avrei rubato. Ma io ero secchiona. Quella con gli occhiali.

2 commenti:

lacrespa ha detto...

sei proprio secchiona e mi fai venire gli scrupoli!

Lola ha detto...

chià sei tu vero? ma quali scrupoli sono impreparata... oppure meglio so di non sapere!
baci

e se non sei chià sono impreparata lo stesso, non riesco a ricordare tutto, non ho mai letto TUTTA la divina commedia o TUTTO il canzoniere di petrarca... aaargh!!!