martedì 30 giugno 2009

Ansia da prestazione

Premetto che sono una secchiona. Lo sono ancora con gli occhiali e le occhiaie e la parlantina isterica. Lo ero a scuola, non delle peggiori ma sempre una secchiona. Che faceva sempre i compiti, almeno un pochino che se no troppa paura a non sapere niente di qualche cosa. Secchiona anche quando studiavo e non sapevo niente lo stesso tipo fisica o chimica. Da piccola ero proprio insopportabile, tipo quando sono arrivata nella mia classe alle elementari e sapevo leggere benissino e sicuramente i miei compagnucci seienni mi hanno odiato. Ero secchiona pure al catechismo come mi ricorda il mio compagno di inginocchiatoio (io ora sono una agnostica tendente all'ateismo e lui è un fantastico fashion-stylist gay). Leggo da quando avevo quattro anni e mezzo. Ho fatto quello, oltre che guardare la tv come sotto, per tutta l'infanzia. Mia sorella mi prende in giro che l'unico fitness che conosco è girare le pagine. Ho una memoria da elefante. Un talento naturale, che però si sta un po' incrinando devo dire. Mi sfuggono i nomi e i volti. Alcuni, non tanti. Non è grave, credo. Studi classico-umanisti fino all'università. Latino e greco come una mannaia. Che ancora si abbatte sul mio destino. Io non volevo fare la prof. Mestiere antiquato, polveroso, sicuramente poco pagato. E invece io alla fine lo faccio, da subito dopo la laurea. Prima centrostudistilecepu alias diplomificio, ripetizioni, supplenze vere in scuola vera. Il posto statale è stato come affacciarsi sul paradiso del posto fisso. E venirne scacciati come Eva dal paradiso terrestre. Non so quale mela proibita ho mangiato. Forse solo quella di un vaghissimo pensiero di progettualità ( sicurezza economica-casa-figlio...). Troncato. Di netto.
Ma la prof ancora la faccio a pizzichi e mozzichi. Cioè comunque il mestiere che faccio è quello di insegnare. Ed è per me un'ansia pazzesca. Temo sempre di non essere in grado. Di non sapere qualche cosa. Io i prof bravibravi li ho conosciuti e sono sicura che loro non si trovavano mai a non sapere una regola di grammatica italiana ( questo è un complemento di origine o di argomento?), a non saper tradurre una forma verbale ( videor è attivo o passivo?) a non ricordarsi neanche la declinazione dell'articolo greco (..., ..., ...). E faccio la prof. Occhei precaria neanche abilitata quindi faccio prima a fare la bidella, ma mi trovo a sedere dall'altra parte di dove mi sono trovata fino alla soglia dell'età adulta. E non mi sento diversa da quando ero seduta al banco. Questo è il dramma. Si ho imparato a sdrammatizzare, a non farmi vedere in difficoltà, ho una discreta faccia di culo a trovare scappatoie per non essere colta in flagrante ignoranza. Poi mi preparo le lezioni sempre il giorno prima. Nel modo più preciso possibile. Poi non perdo mai tempo. Quante volte non ho fatto l'appello che mi sembra una perdita di tempo da prof menefreghista. Io in classe ci sto prima che suoni la campanella. Sono secchiona anche in questo.
E ansiosa come tutte le secchione di non sapere, quando in fondo sanno tutto.
O quasi!

4 commenti:

lacrespa ha detto...

non ti preoccupare, cara lola : la mia nonna era semianalfabeta ed è stata la migliore maestra. Forse non è un commento azzecatissimo, però il conecetto mio è che nessuno nasce imaparato, nemmeno i super professori. Ma vogliamo darci un po' di tempo per assimilare? L'esperienza non si compra mica al mercato: non fare l'ansiolitica!
un hug

romì ha detto...

Confermo, secchiona secchionissima. E aggiungo che non sei stata assente neanche un giorno in cinque anni di liceo. Neanche uno! Vi rendete conto? (a parte gli scioperi, vabbè...). Volevo dirti questo. Se c'è una cosa che ho imparato alla SSIS è che è normale sentirsi straniti dall'altra parte della barricata, è normale pensare di sentirsi più a prorpio agio tra i banchi dove ci stavi fino a poco prima...E soprattutto non solo è normale ma estremamente professionale prepararsi ogni giorno la lezione per il giorno dopo. Il lavoro dell'insegnante è mille cose, ma sicuramente la base è essere preparati 1000 per riuscire a dare 10. A me piace anche per questo, che a me studiare mi è sempre piaciuto...

Elisa ha detto...

Se una mia insegnante del liceo avesse avuto i tuoi scrupoli, a quest'ora, forse, non avrei il sacro terrore di confrontarmi con una traduzione. Secondo me i professoroni che ti "segnano" positivamente sono sempre quelli che, invece di importi la tabella dei verbi attivi o passivi, o di chiederti di recitare a memoria la declinazione degli aggettivi, ti fanno capire con il loro stesso esempio che studiare significa non avere presunzione e tornare sempre a riaprire i libri. Solo così uno studente supera la paura dell'immane quantità di cose che DEVE sapere e capisce che, al contrario, le conoscenze si imparano "dal di dentro", vivendole con tutte le insicurezze.
I tuoi ragazzi sono fortunati!

Lola ha detto...

Grazie care amiche per il supporto tecnico e affettuoso. Ho ancora qualche dubbio se insegnare è il mio mestiere ma il vostro appoggio mi dà forza. Un abbraccio.

@lacrespa: se ci conosciamo e non ti ho riconosciuto, perdonami. Se non ci conosciamo, mi fa piacere che passi da questo blog. Un hug anche a te!